L’editoriale del presidente della Fondazione Italia in Salute Federico Gelli

Ci troviamo in una situazione molto delicata dal punto di vista epidemiologico. Come confermato dall’Istituto superiore di sanità, in Italia al 18 febbraio scorso la prevalenza della cosiddetta variante inglese del virus Sars-CoV-2 era del 54%, mentre per quella brasiliana era del 4,3% e per la sudafricana dello 0,4%. Sappiamo che la variante inglese è caratterizzata da un’aumentata trasmissibilità, oltre che dalla capacità di contagiare anche le fasce d’età più giovani. E non a caso stiamo assistendo ad una preoccupante ripresa della curva dei contagi.

Ci attendono settimane difficili, come annunciato dallo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza. Il nuovo Dpcm varato nei giorni scorsi, seguendo la scia di quello di gennaio, ha mantenuto la classificazione di rischio per fasce a colori. Non ci sono stati stravolgimenti, ma sono state introdotte alcune nuove strette, in particolare per la scuola, proprio alla luce della forte presenza di varianti e dei rischi per i più giovani.

Questa settimana sarà anche cruciale per implementare il piano vaccini anti Covid. Governo e Regioni, insieme al nuovo capo della Protezione Civile Curcio, e al Generale Figliuolo come commissario all’emergenza, dovranno implementare su tutto il territorio nazionale sia l’organizzazione che l’allestimento di siti adatti alla fase di vaccinazione di massa. Dopo la chiusura del protocollo nazionale, si dovrà inoltre coinvolgere i medici di medicina generale. Ad oggi solo alcune Regioni hanno concluso accordi specifici per integrare pienamente la rete dei medici di famiglia all’interno dei percorsi vaccinali.

Non dobbiamo infine dimenticare che il Ssn non è solo emergenza Covid. Il Covid rischia infatti di portare con sé anche un incremento di mortalità per tutte le altre patologie. I mancati screening oncologici, le visite e gli interventi chirurgici rinviati nell’ultimo anno non saranno senza conseguenze. E se non ci organizziamo fin da subito con un piano straordinario che veda il pieno coinvolgimento della sanità pubblica e privata in sinergia, rischiamo di avere sulla coscienza altre decine di migliaia di morti evitabili da qui ai prossimi anni.