
Manfellotto (FADOI): “Gestione del paziente complesso: come muoversi nell’incertezza”
A spiegarlo è il Direttore Dipartimento Discipline Mediche Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina Roma, e Presidente Nazionale FADOI.
“L’Evidence-Based Medicine (EBM) è un metodo che mira a incorporare i migliori risultati scientifici nel processo decisionale del lavoro clinico. In generale, la metodologia raggiunge i professionisti della salute sotto forma di linee-guida, algoritmi e protocolli che li aiutano a prendere decisioni nel corso dell’attività clinica. Le linee guida sono diventate uno strumento essenziale nella cura dei pazienti ed esistono per molte specialità mediche”. Ma cosa succede se un medico decide di curare un paziente senza le linee guida? “In Italia – sottolinea Manfellotto – queste sono giuridicamente vincolanti per il medico in quanto la Legge Gelli-Bianco sulla responsabilità professionale medica prosegue il cammino iniziato dalla Legge Balduzzi, che vede nell’applicazione delle linee guida e delle buone pratiche cliniche un elemento di riferimento professionale ed anche di difesa del medico stesso.
Se da un lato però la medicina basata sulle evidenze rappresenta il più autorevole approccio alla pratica clinica essa è però in genere orientata alla diagnosi e alla terapia della malattia causata da una singola causa, ignorando la complessità e l’interazione di più patologie nello stesso individuo”. “Ogni anno nei reparti di Medicina interna degli ospedali italiani si registrano oltre un milione di ricoveri. Il 90% di questi sono urgenti e riguardano pazienti destinati a ricoveri ripetuti. La difficoltà nella gestione dei pazienti definiti ‘cronici’ è che non esistono linee guida per il paziente con multiple comorbidità ma tante linee guida per singola malattia e quindi il medico deve saper calare l’universalismo delle evidenze scientifiche nella peculiarità del singolo paziente.
Oggi il clinico deve re-imparare la necessità di calare il suo sapere scientifico sul paziente, inteso come persona e pertanto con caratteristiche uniche e peculiari rispetto ad un altro. Il paziente con una sola malattia non esiste quasi più e la cura esclusivamente specialistica non è più risolutiva”. “Il clinico che deve gestire questa complessità deve avere una strategia, che è l’arte di muoversi sapientemente nell’incertezza. Il paziente complesso con multiple comorbidità è il nuovo malato all’attenzione del Sistema Salute. La sua gestione è tra le maggiori sfide della sanità del futuro”, conclude Manfellotto.
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