Fase 2, Ricciardi: “Sarà una riapertura graduale su base regionale”

Intervista al presidente del Comitato Scientifico di Fondazione Italia In Salute e consulente del Ministro della Salute

Per una possibile graduale riapertura delle attività, si dovrà ragionare su base regionale. Le prime a riaprire durante la Fase 2 dovrebbero essere le regioni con nuovi contagi zero, come ad esempio, la Basilicata. Nelle zone del Nord al momento si rischierebbe una nuova propagazione talmente forte da poter tornare in 2-3 settimane ad una condizione simile a quella di febbraio.
A spiegarlo è Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, consigliere del ministro della Salute, membro italiano del Consiglio esecutivo dell’Oms e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Italia in Salute.

Professor Ricciardi, a che punto siamo con i test sierologici? 


L’iter per il loro acquisto è già stato avviato con il mandato al commissario Arcuri per la gara di acquisto di 150.000 test che noi vogliamo siano affidabili sia sotto il profilo della sensibilità che della specificità. Cosa che verrà valutata attentamente da un’apposita commissione. Questi test serviranno a darci un quadro sull’interazione avuta in questi mesi tra virus e popolazione italiana dal momento che si prenderà in considerazione un campione rappresentativo per età, sesso e distribuzione geografica. Sarà uno studio fondamentale in termini di sanità pubblica perché ci darà una fotografia di quello che è successo nei passati mesi.

E per le altre persone?


Altro discorso è l’utilizzazione di test sierologici a scopo individuale. In questo caso va preso in considerazione un elemento di insidiosità rappresentato dalla numerosità di test presenti oggi sul mercato. Ad oggi, per accedere al mercato questi test necessitano solo di una certificazione europea da parte di organismi notificati sulla loro sicurezza ma non sulla loro efficacia. I risultati potrebbero quindi non essere pienamente affidabili, generando un certo numero di falsi positivi e falsi negativi.

Sappiamo che date certe non si possono fare. Ma immaginiamo che l’ora X della riapertura sia scattata. Cosa dobbiamo aspettarci? Riaprirà tutto oppure no?

Intanto dobbiamo accettare il fatto che il processo di riapertura avverrà in funzione dell’area geografica di riferimento. Questo perché in alcune aree la circolazione del virus è talmente intensa che, riaprendo, non si farebbe altro che ripropagare il virus in una maniera talmente forte che di fatto ci potremmo ritrovare in 2-3 settimane in una condizione molto simile a quella di febbraio. In altre Regioni, invece, si potrebbe iniziare a fare un discorso diverso.

Possiamo fare qualche esempio concreto? Qual è l’identikit della Regione tipo in grado di sostenere la fine del lockdown?


La Basilicata. Secondo le nostre stime, potrebbe essere questa la prima regione ad uscire dalle restrizioni in quanto già oggi è vicina alla soglia dei contagi “zero”.

E come?


La popolazione potrà ricominciare ad andare a lavorare, stando però attenta ai trasporti e incoraggiando quindi trasporti sicuri. Potranno essere riaperte le fabbriche, stando sempre attenti al rispetto delle distanze di sicurezza e all’uso di DPI. Si potranno poi riaprire alcuni esercizi commerciali meno essenziali, ma sempre tenendo alta l’attenzione riguardo lo spazio di queste attività. Si dovranno garantire condizioni tali che permettano di evitare affollamenti.

Ma solo in Basilicata?


Ovvio che no. Pian piano che i casi andranno ad azzerarsi anche nelle altre regioni, sarà possibile anche lì avviare graduali aperture. Il tutto ponendo una grande attenzione alla mobilità. Questa deve essere assolutamente controllata e su questo sarà cruciale il tracking. Senza il tracciamento tecnologico non si potrà tornare ad una condizione di normalità perché fino a quando non arriverà un vaccino avremo comunque una continuità di casi, anche se probabilmente sporadici. Il tracciamento sarà perciò fondamentale per poter isolare tempestivamente i soggetti positivi, individuare i contatti più stretti e lasciare una certa libertà al resto della popolazione.

Si potrebbe prospettare un possibile stop&go per le nuove aperture?


Molto probabilmente sarà così. Dovremmo intervenire tempestivamente intercettando i casi isolati, evitando così che possano ingenerarsi possibili focolai epidemici e che questi diventino epidemia. Per questo la strategia del testing dovrà essere correlata strettamente con quella del tracking, A mio modo di vedere questo è un pilastro ineludibile.

Secondo un recente report di Altems la sanità italiana sembra essersi divisa anche nella risposta all’epidemia. Chi ha puntato molto sull’ospedale chi su una risposta mista ospedale/territorio.

È vero, è esattamente ciò che è avvenuto. Del resto la competrenza sulla sanità è essenzialmente regionale. A volte si dice che in Italia ci sono 20 modelli sanitari diversi. A mio modo di vedere, in realtà, ne esistono molti di più dal momento che anche all’interno delle stesse regioni possiamo trovare modelli diversi anche tra singole Asl o Aziende ospedaliere. Questa è una governance che produce una grande variabilità e disuguaglianza. Dovremmo ripensarla prima o poi…